Prasarn,
governatore della BOT (Bank of Thailand, fra le più importanti banche thailandesi) affronta il
discorso sulla crescita della nazione.
Come potete vedere nell'articolo, i punti focali del
discorso sono essenzialmente due: la
perdita di 9 posizioni nel rank sulla crescita (dalla 28esima alla
37esima in 5 anni) e il bisogno di rivedere le basi della struttura economica
thailandese.
Mentre Indonesia e Filippine hanno guadagnato oltre 10
posizioni nella classifica sulla crescita, la Thailandia è in perdita. Uno dei
motivi è la troppa rigidità monetaria e finanziaria, ma va oltre, mostrando
come il potenziale thailandese sia mal sfruttato (come in genere quello del sud
est asiatico), il privato sia troppo poco sviluppato e si punti troppo
sull'agricoltura, in cui viene impiegato il 40% della forza lavoro ma
contribuisce solo per il 10% del Pil (a differenza del settore manifatturiero
che produce molto più in proporzione all'occupazione).
Ci vuole una grossa innovazione nel settore agricolo e un
migliore sviluppo per sostenere la crescita del Paese perché attualmente le
risorse sono insufficienti a supportarla (i dati
sulla crescita del 2013 sono impressionanti). Anche il sistema scolastico
thailandese va rivisto (classifica
università thai).
Sempre nella riunione dell'associazione banchieri emerge,
oltre all'autorevole voce di Prasarn, la necessità di investimenti nel settore
delle infrastrutture da parte del governo.
Era abbastanza prevedibile, del resto un Paese con una
forma geografica così particolare e con numerosi arcipelaghi non poteva che
dare grande spazio alle infrastrutture, necessarie per un buon sviluppo
economico.