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giovedì 31 ottobre 2013

Thailandia, dati sulla crescita


La Thailandia è il Paese del sud est asiatico che maggiormente è cresciuto dal 2012 e il 2013 e i dati parziali del 2013 sono  a dir poco sorprendenti, anche se nell'ultimo periodo la fiducia dei consumatori sta iniziando a calare, pena anche l'intensa stagione delle piogge.
Strabiliante la crescita nel quarto trimestre del 2012 (eravamo in alta stagione e si nota!), in cui il Pil è salito del 18,9%, ma la crescita è ormai una costante in questo Paese.

Complessivamente il Pil ha un tasso di crescita annuo sul 5-6%, nel 2012 è stato del 6,4%.
Solo nel 2011 il Pil pro si aggirava intorno ai 345 miliardi di dollari annuali, nel 2012 era cresciuto fino a 365 miliardi, ma l'exploit l'ha avuto nel 2013, con 417 miliardi. Cifra da capogiro, una crescita alle stelle quella thailandese e presto potrebbe diventare una potenza emergente con stime di crescita vicine al BRICS.
In particolare da rilevare il superlus commerciale fra importazioni ed esportazioni che si aggira sui 10 miliardi nel 2013, in crescita rispetto agli anni precedenti, la crescita del suo sistema bancario.
L'inflazione cresce del 3,39%, la spesa pubblica è aumentata del 56,6% (oltre 3 punti sul rapporto debito/Pil, attualmente al 43,3%, in aumento rispetto all'anno passato ma in diminuzione nell'arco decennale e quinquennale).

Stratosferico il tasso di disoccupazione fra i più bassi al mondo col suo 0,7% (che diminuirei in parte considerando le freelance che lavorano nel campo della prostituzione).
In crescita anche le riserve di denaro estero.
L'inflazione è stimata sul 2,5-3,5% (direi più 3,5 considerando la svalutazione del baht).
Uno storico della crescita negli anni precedenti (a cui aggiungere il 3,8 del 2012).
Da notare anche le forti esportazioni nel settore auto, attorno al 10%, settore in crisi nera nel mondo occidentale e gli investimenti privati schizzati al +28,2%).
Il baht al contempo era arrivato al suo minimo storico di quasi 37 baht per 1 euro, mentre da maggio in poi ha continuato a perdere di valore, arrivando al cambio 43 a 1 (non succedeva  dal 2011). Adesso è più o meno stabile sull'1:42, con variazioni sensibili.
Le tesi degli economisti sono varie, c'è chi sostiene che la fluttuazione delle monete dei Paesi in via di sviluppo sia causata dal quantitative easing della FED e dal successivo tentennamento sulla politica monetaria che ha fatto crollare in buona parte gli interessi in quei mercati fino a quel momento vittime di una pesante bolla, c'è chi la considera una guerra al ribasso innescata dal Giappone e dalla "Abenomics".
Chiudiamo infine con il Pil pro capite, in crescita di 800 dollari all'anno rispetto al 2012, arrivato a 6.106 dollari all'anno.

Per maggiori dati consultate il sito
Per chi vuole informarsi sulla borsa


Foto del quartiere Silom, la Wall Street di Bangkok di WPPilot